giovedì, febbraio 21, 2008

consigli per gli acquisti...o meglio per visionari!



Finalmente ieri, dopo un discreto peregrinare, sono riuscita a vedere il tanto sospirato film La ragazza del lago. Bello, niente da dire. L'idea di ambientare un film quasi giallo tra i monti del Carso udinese è buona e si sposa bene con la positiva lentezza della pellicola. Ovviamente a primeggiare su tutti l'interpretazione di Tony Servillo, che nei panni di un commissario di polizia napoletano, trapiantato nell'Est Italia, intuisce negli occhi dell'assassino la disperazione e l'angoscia che lo hanno portato a compiere un duplice omicidio. Sullo sfondo di sentimenti taciuti, di un silenzio familiare portato all'eccesso da un gesto disperato, un lago magico (o presunto tale!) la cui storia viene raccontata nei primi cinque minuti dal matto del paese. Un lago contornato da un bellissimo bosco di pini, dove nella stagione invernale compare un serpente che riesci ad addormentare per sempre chiunque osi guardarlo fisso negli occhi. E nell'immaginario del matto è proprio questo ciò che succede ad Anna, ha osato guardare a lungo, ripetutamente negli occhi il suo assassino, suscitando nel suo animo, con quel suo sguardo dirompente e denunciante, la disperazione angosciante di chi ammazza per amore.
Simile, seppur con contenuti diversi, questo film mi ha ricordato un tranquillo, ma profondo film sulla periferia veneta, girato da Mazzacurati e uscito pochi giorni dopo La ragazza del lago.
La giusta distanza ha sempre come protagonista una ragazza, giovane, bella, venuta questa volta da lontano e non una del paese, come succede nell'altro film, catapultata in un piccolo paesino di poche anime. "Il paese è piccolo e la gente mormora" una volta si diceva, ma nonostante il mormorio di fondo, nonostante in piccoli centri come quelli ritratti nei due film tutti sappiano tutto di tutti, resta quel sottile filo conduttore di cose taciute, di momenti immobili nella vita di ogni singolo abitante, sconosciuti anche al più curioso dei vicini di casa, che sanno trasformere un piccolo gesto in una vera e propria tragedia cittadina. Si perchè in questi paesi difficilmente succede qualcosa. Il momento che viene ricordato con maggiore fervore è solitamente quello della festa del paese, le danze lungo il fiume accompagnate da orchestrine di provincia, momento in cui le ragazze addocchiano gli uomini rimasti liberi e si fanno corteggiare dal più appetibile tra questi. Ma è nel silenzio dell'apparenza dove si nascondono i segreti più profondi e proprio lì si celano gli scheletri spesso innocenti, ma qualche volta così ingombranti da farsi inevitabilmente scoprire. E quando si scoprono, per paura di giudizi, per paura di voci troppo pesanti, le conseguenze di solito sono devastanti.
Storie semplici insomma, quelle raccontate nei due film. Così semplici da incarnare davvero la realtà della provincia di oggi, dove tutto sembra scorrere più lento che in città, dove tutti si salutano uscendo di casa e si incontrano a prendere il caffè nel bar della piazza e si raccontano del pettegolezzo del giorno.